Il Coro Valsella nasce nel 1936 a Borgo Valsugana. I primi anni segue l'esempio del coro della S.O.S.A.T. attenendosi al repertorio classico della tradizione trentina. Poi, con il passare del tempo comincia a crearsi una identità propria avviando una ricerca di nuovi canti della Valsugana e del Tesino i quali opportunamente armonizzati da famosi musicisti come Andrea Mascagni, Aladar Ianes, Terenzio Zardini, e molti altri, diventano il repertorio originale del Coro.
Erano i primi anni sessanta quando il coro riceve da Egidio Casagrande, entusiasta presidente un registratore a nastro che per l'epoca rappresentava uno strumento sofisticatissimo, così si cominciano a registrare dalla viva voce degli anziani le vecchie canzoni popolari della Valsugana e del Tesino.
All'origine di questo lavoro c'è una scelta molto importante, ovvero quella di non essere la copia di precedenti illustri, ma di costituirsi una identità propria, fortemente radicata nel territorio dove il coro è nato. La Valsugana infatti terra economicamente depressa svuotata delle sue forze migliori a causa di quella massiccia emigrazione che si è avuta a cavallo dell'otto-novecento, è altresì ricchissima per il suo patrimonio musicale, ad essa infatti appartengono i più famosi motivi del repertorio popolare alpìno: basti pensare alla "Valsugana", "gli Aizimpoineri", "l'erba rosa" e via dicendo. La stessa ferrovia che attraversa tutta la valle, costruita all'inizio del 19° secolo ha dato adito a numerose vicende umane che vedevano protagonisti i giovani operai, gli Aizimpoineri appunto, e le ragazze locali, in una ridda di corteggiamenti, tradimenti e struggimenti d'amore. Tutto ciò è arrivato ai giorni nostri solo grazie al canto popolare, che ne narra le vicende come una fedele tradizione orale. La storia del Valsella è caratterizzata da un lato dai concorsi vinti, dai concerti nei prestigiosi teatri italiani e dalle memorabili trasferte all'estero, ma soprattutto da innumerevoli vicende umane, di uomini che alla sera, chi operaio, chi artigiano, chi contadino, scrollata di dosso la polvere di una intera giornata lavorativa si riuniscono per cantare le serenate, le maitinade, le canzoni di Natale, le stesse che molti anni prima, i loro nonni cantavano nelle stalle, sui prati durante la fienagione, o abbarbicati sugli alberi intenti alla raccolta del prezioso frutto. Un'intera civiltà è raccolta nelle canzoni popolari forse per questo la gente trentina ama i suoi cori, li difende, li incita e si emoziona ad ascoltarli. Negli anni sessanta e ottanta il coro acquista una vocalità matura, concretizza infatti la sua opera di raccolta e di interpretazione nei tre dischi "Vecchia terra vecchie canzoni" che raccolgono appunto il frutto di un lavoro di circa venticinque anni, grazie alla tenacia e alla passione di Romano Galvan e Paolo Zanghellini i quali oltre a sobbarcarsi l'onerosa attività canora ricercavano e archiviavano tutte le canzoni che fino ad allora erano affidate al lontano ricordo di qualche persona anziana. Non è cosa facile riuscire a convincere gli anziani a registrare le canzoni della loro gioventù, spesso sono timidi o diffidenti davanti al registratore che più di una volta deve essere celato. Trattandosi di canzoni antiche ma sempre affidate alla tradizione orale, è successo che i ricercatori si sono trovati di fronte a testi discordanti fra loro, pur analoghi per argomento e melodia, a questa attività di "raccolta" si è dovuto allora affiancare un lavoro filologico per ricercare le parole originali, quelle più antiche e maggiormente riconosciute come "ufficiali" per quel canto.
Si è dovuto ricostruire la narrazione, eliminando le varianti spurie che inevitabilmente si aggiungevano in epoche e circostanze particolari, è il caso della "figlia del borghese" (ascolta la versione originale), la quale nel testo raccolto recita: la bella figlia del borghese (che nare col tram) la bella figlia del borghese (da Trento a Malé) e che per acqua la sen va quando fu sta vicino a ca la bella figlia del borghese un uffiziale la trovà.... nel testo ricostituito senza le varianti spurie (ascolta la versione riarrangiata del Coro Valsella)la bella figlia del borghese e che per acqua la sen va quando fu stà vicino a ca un uffiziale la trovà...
In altri casi la estrema brevità del testo ha suggerito l'opportunità di affiancare canzoni diverse che però potevano considerarsi una la continuazione dell'altra è il caso di "dormi mia bella dormi" e "ti la di dentro" nel primo caso il testo recita su di una melodia molto dolce: dormi mia bella dormi che quando sarai mamma non dormirai così.. il secondo testo invece con la medesima tonalità pero con volume e carica più aggressiva: ti là di dentro sui molli sdramazzi mi qua di fuori la testa sui sassi... nella canzone armonizzata, i due testi vengono uniti assieme e così nelle le strofe seguenti, ricostituendo una trama che probabilmente inizialmente era unitaria. Questo espediente di unire due canzoni è classico della canzone popolare, basti pensare alla classicissima "Oi della val camonica - Vilanella". Il Valsella nelle sue esibizioni ha spaziato attraverso tutto il repertorio delle canzoni popolari, tuttavia la sua produzione discografica è rigorosamente originale, queste canzoni si possono ben considerare un patrimonio culturale tra i più preziosi.
A testimonianza della bontà della ricerca sta l'interessamento del museo di San Michele all'Adige per gli usi e costumi della gente trentina che ha acquisito nel suo archivio tutti i nastri originali, giudicandoli un reperto storico linguistico ed etnofonico assolutamente unico nel suo genere;e di importanza fondamentale per lo studio della nostra civiltà rurale. Gallery in flickr.com